28 novembre 2008

Io odio il natale

(ma no le cene di natale)
(e men che meno i pirottini dolci di natale).

Lise.charmel, l'altra sera, mi ha detto: ma quest'anno la *cosa* di natale potremmo farla da ta!
Certo, la si fa da me!
Io ci metto la casa, e i pirottini.
Casa mia non ha piatti. Cioè, ne ha 12, 4 piccoli, 4 piani, 4 fondi.
E non ha nulla per ascoltare la musica, se non il poddone, al più ogni tanto ci scambiamo le cuffiette.

io direi o sabato 20 (cena)
o domenica 21 (cena o merenda con aperitivo - merenditiva?)

Chi vuol venire, è il benvenuto.
Chi non ci potrà essere, sarà comunque il benvenuto.

che qualcuno avverta erbasalvia!

26 novembre 2008

post it

Altrimenti finisce che me lo dimentico e quale posto migliore per lasciare questo appunto? Anzi, quale posto migliore per supporre una ricetta di cui vengon dati solo gli ingredienti?

Risotto zola e melagrana.

Io i chicchi li spargerei alla fine.

24 novembre 2008

Il saggio dice che il manzo è andato ed è tonnato

Il grande maestro Sal On Deturin sedeva ai margini del bosco immerso nel silenzio della meditazione. Erano oramai giorni che non comunicava, che non dormiva e nemmeno mangiava. Qualcuno si chiedeva sospettoso come facesse anche con altre funzioni vitali, ma ciò dava prova della sua superiorità. Alcuni allievi gli portarono dei cibi in offerta che gli non toccava e questi si accumulavano ai piedi del saggio. Giunse una ragazzina con piccolo piatto, sul quale c'era un piccolo rotolino di carne che porse allo sguardo vacuo del maestro. Il vecchio come un camaleonte srotolò la lingua e inghiotti il boccone. Tutti rimasero stupiti, il maestro spiego: "nell'universo esistono equilibri che gli uomini chiamano numeri, i cuochi pesi o volumi, i sarti metri. Ma l'eleganza è nel piccolo come nel grande. Non c'è discrepanza tra il tuorlo di due uova e cento grammi di tonno sottolio sgocciolato. Non c'è inimicizia tra un cucchiaino di capperi e un'acciuga. Tra un filo d'olio, una spruzzata di limone e pizzico di sale non può esserci che equilibrio. Immaginate il caos fattosi lame rotanti che mischia il tutto finché la materia non sembra liquido e il liquido materia. Ciò che ottenere si può avvolgere in una piccola fetta di carpaccio di manzo. L'universo gioisce nell'immensamente grande e nell'immensamente piccolo". La ragazzina titubante aggiunse "il limone e l'olio condiscono anche fuori dall'universo" e  tutti applaudirono. Poi un uomo disse "occorre avere il caos dentro per far nascere una stella danzante" e lo presero a pietrate.

come profumare una casa e mettere di pessimo umore il moroso

Occorre innanzitutto un impegno per cena al quale il moroso non intende partecipare. Il suddetto moroso quindi metterà il muso e ripeterà per l'intero pomeriggio: "Mi lasci sempre da solo".
Ridurre a quadretti mezzo panetto di burro e lasciarlo dentro una ciotola. Andare a fare un po' di coccole al moroso immusonito, intanto che il burro si ammorbidisce. Piantare il moroso sul più bello e dedicarsi a impastare il burro con uguale quantità di zucchero.
Rispondere: "Sei tu che non vuoi venire" all'ennesima lamentela del moroso.
Aggiungere all'impasto 4 tuorli in sequenza, tenendo da parte gli albumi. Mescolare ben bene, che verrà fuori una pallottola giallastra e zuccherosa. Aggiungere farina nella stessa quantità dello zucchero. Montare a neve gli albumi e incorporarli piano piano all'impasto. Fare in modo che non si smontino.
Dividere l'impasto in due e a una delle due metà aggiungere due cucchiai di cacao. Imburrare uno stampo da plum-cake e riempire lo stampo alternando i due impasti.
Con l'avanzo degli impasti riempire una teglia di muffin. Verranno un po' piccini, ma saranno una buona consolazione per il moroso.
Cuocere in forno a 190°C per 50 minuti (i muffin solo per 30). La casa si riempirà del profumino delizioso della torta. A fine cottura dire al moroso: "Usciamo?". Girovagare inutilmente per un'ora e farsi portare dall'immusonito moroso al luogo della cena.
Nel suddetto luogo, sformare il plum cake e spolverizzarlo di zucchero a velo.
Buona cena.

Di viaggi e di assaggi

Ricetta complicata, questa. Perchè occorre avere un'amica campana che vive a Roma, occorre andarla a trovare un fine settimana ed occorre avere spazio in valigia per una mezza zucca che arriva dall'orto della sua mamma. Poi occorre avere un fratello che organizza un contest di lasagne ed una delle lasagne dev'essere di zucca e funghi e devi pensare ùh, buoni insieme. E poi occorre partecipare ad un blog di cucina ed alla cena nata da detto blog ed infine amare le zuppe.
A tutto questo occorre aggiungere due porri fatti soffriggere nell'olio, farli raggiungere dalla zucca e poi coprire il tutto con brodo vegetale. Far cuocere il tempo di una ceres e buttarci dentro dei porcini secchi fatti rinvenire in acqua (50 grammi, perchè i 100 che ci ho messo io sono davvero troppi), continuare la cottura il tempo di quattro chiacchiere e poi passare con il minipimer.
[io non posso più vivere senza minipimer, non so come ho fatto sinora, datemi un minipimer e conquisterò il mondo].
Impiattare e tentare delle decorazioni con panna: la stella somiglierà al guano di piccione, il quadrato ad un ideogramma, il cerchio ad un Mirò e Dio invece viene proprio bene; immensa soddisfazione il gocciolamento ab cazzum e gli altri due non li ricordo.
Così a naso direi che la panna può anche essere buttata nel pentolone e rimestata lì, ma non vorrai mica mortificare l'artista che c'è in te?!

la ricetta del brasato

il brasato ha avuto quattro sere impegnate di fila. una con quindici amici autoinvitati che si sono autogestiti una festa a casa sua, portando una quantità di alcool imbarazzante e restando lì fino alla strage delle bottiglie. e già il brasato ne è stato felice ma ne ha patito le conseguenze. la sera dopo è uscito a cenagreca, si è divertito, ha mangiato e chiacchierato, ha ascoltato storie senza riuscire a starci dietro, e ovviamente ha finito la sera alle due e mezzo, completamente brasato. la terza sera doveva essere di recupero, e invece è finita a bere una bottiglia e mezzo di bianco in due, non facendo troppo tardi ma brasandosi di brutto. da quel momento però il brasato era in ottima compagnia di un chilo e mezzo di scamone, annegato nel barolo con tre chiodi di garofano, un pezzetto di cannella e quattro foglie di alloro. il brasato guardava il quasibrasato con invidia, così a mollo nella marinata, nel suo angolo fresco di cucina, pronto per dormire il sonno dell'ultima notte. al mattino il brasato aveva un mal di testa ridondante, preoccupato per gli accadimenti della giornata e le previsioni gastronomiche della sera. perché sapere già che si mangerà tanto e bene per la quarta sera di fila è preoccupante. in questi casi serve concentrazione, bisogna pensare a quello che si deve fare senza chiedersi troppi perché. per esempio togliere la carne (ormai diventata un ammasso marrone) e il vino (ormai diventato una salsa dello stesso colore della carne) e spezie dalla pentola, metterci mezzo panetto di burro con due rametti di rosmarino, rosolarci la carne da tutti i lati per bene, aggiungere una cipolla grossa a pezzettoni, due carote e due stecconi di sedano, due spicchi d'aglio e rosolare finché le verdure cominciano a dare il loro contributo. a quel punto torna il vino: lasciando in pace le spezie che hanno già dato il loro contributo, il brasato rimette l'ex vino nella pentola, fa bollire e abbassa il fuoco al minimo.
allora il brasato diventa un maestro zen. per quattro ore chiacchiera, beve, chiacchiera, gira la carne, chiacchiera, bagna la carne col sugo, sorride, gira la carne, chiacchiera... e il pomeriggio passa meravigliosamente, nella cucina e con le persone che ama. due brasati che si incontrano e scoprono, assistendo alla gioia di due sue amiche che si incontrano e scoprono e piacciono. lui le guarda e le ascolta ed è felice dentro.
poi il brasato tira fuori il brasato dalla pentola, frulla le verdure e alza il fuoco per far ridurre il sugo. quando la carne è fredda la taglia spessa, la rimette nel sugo a scaldare un po', e la serve col suo sughetto vicino. brasato, e felice.

23 novembre 2008

il gusto della banana

in attesa del mio must, la crema al cioccolato, quale modo migliore per avviare la mia partecipazione di qualcosa di agrodolce ed esotico.... POLLO ALLE BANANE eccofatto, mo mi cacciate subito... ^_^ cosa 1 petto di Pollo (o intero o a fette)- Sale - 1 Cucchiaio Paprica Dolce - 2 Spicchi Aglio - 5 Cucchiai - 1 Cipolla - 2 Cucchiai Zenzero in polvere - 1 Cucchiaino Curcuma In Polvere - 1 Cucchiaino Peperoncino In Polvere - 2 Cucchiaini Coriandolo In Polvere - 1 Cucchiaio Semi Di Cumino - 1 cucchiaio Di Curry - 50 Cl Brodo Di Pollo - 6 Banane Piccole
 come Taglia il pollo in pezzi di dimensioni uniformi, ponili in una terrina e cospargi con una grossa presa di sale, la paprica, l'aglio tritato finemente e qualche goccia d'olio. Lascia marinare la carne per circa mezz'ora. Fa scaldare un po d'olio nel wok e soffriggi la cipolla tritata, quindi metti nel recipiente i pezzi di pollo, ben sgocciolati dalla marinata, e falli rosolare a fuoco vivo da ogni lato. Aggiungi le spezie (zenzero, curcuma, coriandolo, peperoncino, cumino, curry) e il brodo di pollo e fa cuocere a calore moderato per 25-30 minuti. Al termine togli la carne dal wok e tienila in caldo. Fa scaldare olio nel wok e rosola brevemente le banane, sbucciate e tagliate a metà nel senso della lunghezza(opp molto piccole). Unisci alla frutta i pezzi di pollo, fa scaldare il tutto e servi con riso basmati ..orvuar

L'assenza del tonno

Ché oggi avrei voluto esserci, ma -ahimé- proprio non ce la si faceva.
Però, al mercato del pesce, ieri, ho visto un tonno con una faccia che diceva cipolla. E allora ho pensato che questa cosa ve l'avrei fatta gustare davvero volentieri.
Poi ho riso all'idea del viaggio in treno fino a lì, spargendo odore di pescheria nei vagoni dell'intercity.
- No, signora, non sono io. È l'aria di mare che arriva fin quaggiù!
Comunque sia, veniamo a noi:

Servono:
4 fette di tonno fresco
4 cipolle bianche
½ bicchiere d'aceto
2 foglie d'alloro
pepe nero in grani
2 cucchiai di zucchero
olio d'oliva extra vergine

In una padella si fa soffriggere a fuoco lento la cipolla, tagliata a rondelle. Che la si lasci appassire con la dovuta calma prima di unire l'aceto -e che sia un buon aceto, sennò il tutto se ne va a male-, lo zucchero, l'alloro, una presa di sale ed il pepe in grani. La cipolla da trasparente deve diventare vagamente caramellata.
In un'altra padella friggete le fette di tonno, infarinate, salate e pepate. Quando saranno ben rosolate unitele alla cipollata e terminate la cottura.
Fate raffreddare e servire a temperatura ambiente.
Che non ho mai capito perchè freddo è assai più buono.

22 novembre 2008

tortelli di zucca del perfezionista

Da un mio amico (archi000) la ricetta dei tortelli vissuta un po' come è lui ..un perfezionista pero' fatto di musica.

Prendere la zucca, farla a tocchi e cuocerla nel forno su una placca a 160 gradi. Se disponibile usare il forno ventilato, in modo da assorbire la maggior quantità di umidità possibile senza annerire la superficie.

Passare la zucca al mulinello fino ad ottenere una pasta senza grumi. Valutare la consistenza e l'umidità della pasta: se è molto umida può valer la pena di rimettere la crema in forno, a temperatura bassa, per lungo tempo. La consistenza giusta prevede che, presa una cucchiaiata, il cucchiaio rimanga impastato e, inclinandolo, la pasta non cada da sola (in altri termini, bisogna usare due cucchiai e bestemmiare un poco...)

Su una zucca intera, prevedere di aggiungere 300-400 grammi di mostarda di frutta. Se si ha terrore di senapare troppo, si può usare la mostarda mantovana di mele, più delicata; altrimenti quella cremonese, più forte. Se la zucca è particolarmente asciutta, si può aggiungere anche un cucchiaio di melassa della mostarda (ma fare attenzione a non alterare troppo il sapore). La frutta va sminuzzata finemente, per esempio con un pimer. Abbondare con noce moscata (il profumo deve essere netto), pepare ed aggiungere alquanto parmigiano grattato. Lo scopo del parmigiano è di fornire, all'interno della massa dolce, la punta di salato necessaria. Volendo si può anche ritoccare con un pizzico di sale fino. Alla fine il gusto del pieno deve essere bilanciato: essendo il sapore della zucca molto variabile, le quantità degli altri ingredienti devono essere modificate per raggiungere l'obiettivo dell'equilibrio.

Fare la pasta: io uso un uovo intero ogni 100g di farina, della quale metà è farina 00, l'altra è farina di semola di grano duro. Ho trovato che questo miscuglio offre una migliore consistenza alla pasta e resistenza all'asciugatura, nel senso che, pur sottile, la pasta non si crepa asciugandosi. In più offre quel punto di ruvidezza alla lingua che è molto gradevole. Tirare la pasta abbastanza sottile (non a velo, perché comunque la zucca contiene umidità, e farebbe macerare troppo la pasta) e fare dei ravioli molto grandi, tortelli appunto. La ragione è che deve esserci molto ripieno in rapporto alla quantità della pasta. Mediamente una zucca richiede 5 uova di pasta. Per conservare al meglio i tortelli conviene congelarli appena fatti: in questo modo l'umidità non ha modo di intaccare la pasta ed il ripieno continua a rimanere soffice.

Per la preparazione ci sono due possibilità: in bianco (ossia al burro e salvia) o in rosso (ossia al pomodoro). Lessare qualche minuto i tortelli, stando attenti che la pasta deve mantenere una consistenza notevole.
Per la preparazione in bianco, far fondere alquanto burro con salvia ed una grattuggiata di noce moscata. Scolare benissimo i tortelli, impiattare, versare il burro fuso e molto parmigiano. Il parmigiano è importante: serve a dare l'approccio sapido alla bocca, prima che il dolciastro della zucca si presenti sulla lingua. Se non si percepisce il formaggio, il tortello ha un sapore stucchevole.
Per la preparazione in rosso scolare alquanto al dente i tortelli. Scaldare il forno con il grill a 220 gradi. Preparare un sugo con pochissima cipolla e tanto pomodoro, molto salato (io ci metto del dado, e correggo con pepe e tolgo l'acido con una punta di zucchero). Mettere i tortelli in una teglia imburrata, coprire con il sugo e abbondante parmigiano, passare qualche minuto nel forno. Il passaggio in forno serve per asciugare i tortelli e rendere croccante la superficie esposta della pasta, senza però annerirla. Per questa ragione la cottura in acqua deve essere ridotta, altrimenti la pasta si molla troppo...

Pesche al forno

COSA:
Pesche a pasta gialla taglia grande
7/8 amaretti per ogni pesca
zucchero
succo di limone
acqua
burro

COME:
Dividete in due ogni pesca, privatela del nocciolo ed asportate parte della polpa, lasciando un bordo di almeno 1 cm tutt'attorno.
Frullate la polpa, gli amaretti e lo zucchero (circa 1 cucchiaino da té per ciascuna 1/2 pesca) e con il composto riempite le mezze pesche, che sistemerete in una pirofila da forno, sul fondo della quale avrete messo un filo d'acqua.
Un fiocchetto di burro su ciascuna 1/2 pesca, irrorare con il succo di limone ed infornare nel forno caldo a circa 200° (o nel micro a potenza medio/alta) per un tempo variabile a seconda del grado di maturazione delle pesche (per il forno tradizionale non meno di mezz'ora).

(Ricodi di estati lontane)

20 novembre 2008

isola lasagna contest

La fredda, dura, sincera cronaca ad opera del g.f.o. (grande fratello organizzatore)

"Innanzitutto il premio per chi non volesse leggere fino in fondo:
il 'miglior alcoolico autoprodotto negli ultimi 2 mesi' se l'è aggiudicato IO. Bravo, bravo, bravo il Do.

Poi

Abbiamo cominciato la serata con l'interpretazione di Giulio nel suo cavallo di battaglia:
'Ninetta se vede una scala...', un viaggio introspettivo di una povera bimba vittima di suo nonno, che cerca rifugio in un sottoscala e fa amicizia con un pusher maghrebino immaginario.
Sono stati da lui creati per l'occasione alcuni fondali teatrali molto semplici ma efficaci; un inferno rosso cupo, biomeccanico, ed una scala azzurra, densa, futurista. Applausi, in piedi.
Poi il tavolo ha cominciato a popolarsi.
I pezzi avanzano, le strategie sono chiare.
- la Ketty esibisce quella che sarà ancor ora la mia lasagna quasi piùppreferita: la classica con ragù bolognese di carne
- la Turri fa uscire la sua temibile zucca e zola
- Giulio la sua campanilistica lasagna al pesto
- la Titti tira fuori la sua zucchine e prosciutto
- Barbara, appena giunta, punta tutto sulla sua radicchio, noci e pancetta
- Moglia con la mia piùppreferita zucchineemelanzanefritteburratasalsadipomodoropesto.
Suona il citofono, è arrivata. La più temuta concorrente degli isola contest. Si apre la porta. Lei è illuminata di biancazzurro (xeno?) da dietro, e qualche cazzo di bambino, probabilmente comprato appena prima con qualche spicciolo sulla strada, intona un canto elfico.
- è Ale, con 2 lasagne; una la tastiamo subito, una zucca e porcini con pasta di spinaci, l'altra "è un dolce".
Tutto scorre alimentato da un'appena sufficiente scorta di vini, ma la regina della serata sappiamo tutti qual'è, LA BIrA DEL DO. Ovunque. Divina.
Quando tutto volge al termine, ed i giudici sembrano avere schematizzato una possibile traiettoria di preferenze l'Ale si alza e tira fuori la sua lasagna dolce.
Con pere, besciamella (dolce!), pasta di cioccolato.
I giudici Elisa, Massimo, CHEECHOW, Eleonora, finiti gli ultimi assaggi si ritirano e dopo qualche minuto escono dalla sala conciliare.
La parola a CHEECHOW, che dopo inutili e stucchevoli svolazzi politici per tenersi buoni tutti che non si sa mai così decreta a nome della giuria:
EX AEQUO, LASAGNA ZUCCA E ZOLA E LASAGNA DOLCE.
Ancora loro. Dopo il Couscous contest ancora protagoniste.
Brave!
Nessun premio, se non la conferma di un'eccellenza culinaria evidente ed un confermato successo della formula 'contest'.


Il prossimo contest non ha ancora un nome, una forma, un luogo. Chi ha idee, o ne avrà, le divulghi.
Ciao amici del pork chop express, e come dice Jack in questi momenti "i piatti li lavo io"."

16 novembre 2008

organaisescion

visto che il ventitrè è tra una settimana, è arrivato il momento di organizziamoci.

da quello che ho capito dai commenti precedenti e aggiornamenti successivi, dovremmo essere in otto, vi metto pure i link così potete fare conoscenza prima di conoscervi:

lise.charmel
unastranastrega
june parker
sagami
sammylele
miaperfidia
oltranzista
davide (che in quanto infiltrato non cucina e fa l'assaggiatore ufficiale)

ora si dà il caso che la cucina sia una, dotata di piani d'appoggio e cinque fuochi, ma non esattamente comoda, quindi serve che chi viene mi/ci dica:
- cosa intende preparare: anche non nel dettaglio se volete l'effetto sorpresa, ma almeno se è antipasto, primo, pietanza, contorno, dolce o vino
- se lo porta già preparato o se lo prepara chez moi
- e in tal caso di cosa ha bisogno: pentole, attrezzi o altro. ovviamente gli ingredienti... ehm. sarebbe bene che ogni cuoco si procurasse ciò che gli serve (sale, pepe e olio extravergine sono forniti dalla casa)
la cucina è dotata di lavastoviglie, per cui si riesce a riportare via le cose pulite, con un po' d'attesa e le ultime chiacchiere della serata. il forno c'è e funziona bene, ma è piccino (ci sta una teglia da 30x30).

importante: per evitare di avere una valangata di roba da mangiare, le dosi dovanno necessariamente essere per 4 persone al massimo, non di più. altrimenti ci troveremmo con sette portate da far fuori!!!

per il resto, l'organizzazione è questa: la cucina è a disposizione dal primo pomeriggio, e la cena è a ora di cena. quindi chi vuole presentarsi a spignattare è il benvenuto, chi vuole venire presto per assistere agli spignattamenti pure, e chi vuole arrivare all'ultimo momento... anche.

l'indirizzo, per chi non lo conosce, lo faccio girare in privato.

12 novembre 2008

l'uovo di Colombo

Bien, hai fatto il caffè, hai preparato la spremuta ed hai tostato il pane. Fin qui perfetto. Quando ho visto il porta uovo sulla tovaglietta ho pensato fossi l'uomo della mia vita. Quando ho realizzato che era sodo ho pensato, invece, a quanto sia fastidioso trovare i peletti della tua barba nel lavandino e mi sono chiesta perchè mi guardassi sorridente. L'uovo alla coque deve essere morbido, il tuorlo deve essere liquido! Prendi l'uovo dalla dispensa e quando l'acqua bolle lo adagi dentro, tre minuti ed è fatto. ( se lo prendi dal frigo, col caldo dell'acqua si potrebbe rompere ). Si, sono una stronza a prendermela perchè ha sbagliato la cottura dell'uovo. Però a lui non ho detto (quasi) niente ma con voi, qui, mi permetto di puntualizzare.

11 novembre 2008

cazzi amari

possibile che compaiano sempre alle feste, soprattutto a quelle di compleanno di donne? a un certo punto tra i regali spunta un pacco di pasta a forma di cazzetti. una volta erano solo bianchi, ora un po' di tutti i colori. cosa ci mettano dentro non si sa, ed è meglio non chiederselo. se sia pasta vera, o se sia buona, di solito non se lo chiede nessuno, perché nessuno li mangia. chi se li mette al collo, chi fa finta di succhiarli, chi li sbriciola, chi li schifa. invece è un peccato, perché lo scherzo deve essere fatto fino in fondo. la prossima volta non regalate un pacco, portate direttamente in tavola la scodella con i cazzi cotti.
sciogliete in padella una noce di burro, e rosolateci la salsiccia tagliata a pezzetti piccoli, più piccoli i cazzi più piccola la salsiccia, altrimenti poi fanno a chi ce l'ha più lungo. quando la salsiccia è dorata (sarebbe più corretto dire ingrigita) insaporitela con un bicchiere di rosso. come da buona norma, bevete un bicchiere anche voi, vi aiuterà a superare l'imbarazzo della prima forchettata di quella che vorrà immancabilmente fare la santarellina. prima che il vino sia del tutto asciutto aggiungete i cuori della trevisana, quella rossa ma non fine fine (quello è il radicchio tardivo), né quello tondo tondo (è di verona). le striscioline tagliate dalle punte tenetele da parte. se il tutto si asciuga troppo, aggiungete un cucchiaio di brodo.
scolate i cazzi al dente (niente facili ironie per favore), e saltateli fino a fine cottura nella padella con una spolverata di pepe, aggiungendo le punte della trevisana alla fine, in modo che non appassiscano ma che lascino, appunto, un po' di amaro.

9 novembre 2008

Patello Saggio, augh!

Da un po' sulle buste degli assorbenti Lines ci sono stampigliate perle di saggezza.
Una dice: "lo sai che durante il cliclo molte donne hanno voglia di un dolcetto?".
Ecco, la mia non e' esattamente voglia di un dolcetto. E', piuttosto, una crisi psicotica che mi fa aggirare intorno alla dispensa come una volpe affamata intorno ad un pollaio: frenesia, fame, occhio insanguinato.
E lo so, io, che quella mezza tavoletta di cioccolato fondente non bastera' a saziare le ovaie, proprio no e allora la mezza tavoletta la spezzetto e la metto sul fornello con un poco di acqua e rum - piu' rum.
E in una scodellina di alluminio metto dei tocchetti di frutta, quella che ho, mela, pera, uva e rimpiango di non esser di quelle che comprano le fragole in inverno.
E sciolgo il cioccolato e poi lo verso sulla frutta e, mentre mi accanisco con le dita nel ripulire il pentolino, la ciotola finisce nel freezer (si', sarebbe meglio portar pazienza e fare raffreddare un po' e poi mettere nel frigorifero ma e' il mestruo, signori) e dopo mezzora ne esce rassodata (si' meglio farsi una doccia per non cedere alla tentazione del va bene anche cosi' molliccia).
Probabilmente c'e' anche modo di togliere il cioccolatone con sorpresa dall'alluminio senza strappar quest'ultimo coi denti, ma magari lo studiamo un'altra volta: adesso abbiamo davanti questa montagnetta soda e croccante da spaccare a colpi di coltello per poi affondare in denti in ogni pezzo e scoprire il dolce della frutta.
E l'ormone si acquieta.

3 novembre 2008

eppolpai

COSA:
Un rotolo di pasta brisé (o, se volete farla, padronissimi...)
quattro mele; mi raccomando, renette
uvetta sultanina
succo di limone
zucchero
cannella
qualche fiocco di burro

COME:
Accendere il forno e portarlo a 200°.
Nel frattempo, foderare lo stampo con la carta da forno e poi con la pasta brisé.
Togliere il torsolo e sbucciare le mele (non necessariamente in quest'ordine), tagliarle a pezzettoni e metterle in una terrina con un po' di succo di limone, lo zucchero (q.b.), l'uvetta (idem) e la cannella (con la quale non si deve esagerare, pena la malriuscita del tutto). Mescolare.
Mettere il tutto dentro la pasta brisé, infiocchettare con il burro, infornare per una mezz'oretta abbonandante (fino a quando la pasta ha un colore decente).

Io l'ho fatta, poi vi dico se è venuta buona.

1 novembre 2008

La liberazione delle lenticchie dalla schiavitù del contorno

Sentivo un brontolare dalla dispensa e pensavo fossero i soliti fagioli, oppure l'insalata che si era appisolata pesantemente, invece erano le lenticchie che riunite nel collettivo del sacchetto protestavano sul fatto che venivano trattate come un contorno. Si sa che ho un debole per le cause perse e che, bene o male, nelle minoranze ci finisco sempre e quindi ho bloccato la mia intenzione di una pasta alla Amatriciana per inventarmi questa cosa. Il soffritto è stato avviato con una base di aglio, olio e acciughe. Intanto lavo le lenticchie (che con mia enorme gioia non hanno bisogno di ammollo) e le metto a bollire con un dado vegetale e un poco di sale (la paprica insisteva nel volerci entrare ma ho preferito non creare delle correni straniere nel movimento). Dopo una mezzora, ho aggiunto al soffritto la pancetta affumicata e l'ho lasciasta profumare tutta la casa. Quindi i fusilli una volta cotti li ho scolati (avendo un solo colapasta) e messi nella zuppiera, scolato le lenticchie e aggiunte insieme alla pancetta. Finalmente un ruolo da protagoniste per queste piccole pesti.